Vol. 17, n.2 - Linguaggio ed economia
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Vol. 17, N. 2/2023 Linguaggio ed economia
A cura di C. Marazzi, M. Mazzeo, A. Bertollini
Il mondo produttivo tradizionale è segnato da una dicotomia secca: «o si lavora o si parla». Che si tratti del contadino alle prese con la semina, del pescatore in mezzo al mare o dell’operaio risucchiato dalla catena di montaggio, l’equazione torna. Parlare disturba: fa perdere tempo all’agricoltore, allontana i pesci dalla rete, distrae il lavoratore industriale fin troppo propenso a scappare dalla fabbrica.
All’inizio del XXI secolo, assistiamo al consolidamento di un paradigma non solo diverso dal precedente ma addirittura rovesciato. “Vuoi lavorare? Allora parla!”. Nell’epoca del capitalismo finanziario, del mondo post o ipermoderno, della società neoliberale e del rischio, ognuno scelga la dicitura si predilige, lavoro e linguaggio diventano facce della stessa moneta (è proprio il caso di dirlo). Si tratta di un processo pervasivo, che esibisce due caratteristiche sulle quali il numero vorrebbe offrire un contributo di riflessione critica. La prima caratteristica consiste nella cifra ubiquitaria del fenomeno. Riguarda, di certo, le sfere “alte” della produzione. Il capitalismo finanziario è organizzato da entità tutte linguistiche come algoritmi di calcolo, scommesse circa le performances future di aziende o prodotti speculativi, effetti di borsa legati a veri e propri atti performativi come il celebre «whatever it takes» con il quale nel 2012 il presidente della Banca Centrale Europea contribuì a decidere le sorti dell’Eurozona.
La linguisticità del lavoro è visibile però anche dal basso: le sue forme più recenti e in espansione attingono clamorosamente a quella che F. de Saussure chiamava «facoltà del linguaggio», al «pensiero verbale» di L. Vygotskij e alla capacità di comprendere e raccontare storie oggi al centro di un interesse multidisciplinare. Le piattaforme digitali non sono solo enormi corporations globali ma luoghi di produzione della vita in quanto tale, nei quali divertimento, comunicazione, lavoro e affetti si mescolano senza soluzione di continuità. Il rider e il call-center, l’agente immobiliare e il social media manager sono tutte figure che vivono grazie alla capacità di sostenere relazioni sociali centrate sulla parola e i loro addentellati cognitivi e semiotici. Proprio perché così ampio, questo panorama attende ancora una descrizione critica esaustiva, specie dal punto di vista delle filosofie del linguaggio.
Il secondo aspetto del problema è di ordine squisitamente teorico. Quale sono le conseguenze antropologiche ed etico-politiche della fusione tra lavoro e linguaggio? Il fenomeno prepara la fine del concetto di «lavoro», inteso come acquisto e vendita delle facoltà umane nella società di mercato, oppure ne sta decretando l’espansione senza fine? All’interno di questo processo, il linguaggio e le facoltà cognitive umane subiscono a loro volta una torsione? E, nel caso, di che tipo? Esiste una relazione tra l’affermazione del lavoro linguistico e la sensazione diffusa che la storia, cioè il tempo propriamente umano delle trasformazioni dei mezzi di produzione e delle istituzioni, sia oramai finita?
Alla luce di queste considerazioni, il numero della rivista accoglierà saggi che esploreranno, in modo non esclusivo, i seguenti temi:
- Il rapporto tra economia finanziaria e atti performativi, illocutori e perlocutori
- La descrizione linguistico-semiotica delle forme contemporanee di produzione
- Il contributo alla questione linguaggio-lavoro secondo la prospettiva teorica dell’operaismo
- L’analisi del rapporto tra merce, lavoro e semiosi a partire dagli scritti di Rossi Landi
- La prospettiva del «capitale come operatore semiotico» inaugurata da Guattari
- La possibile rilettura della nozione di antropocene in chiave linguistico-lavorativa, nei termini di un «Capitalocene»
- Il rapporto tra lavoro linguistico e le ricerche cognitive su mente estesa ed Embodied Cognition
- Il binomio linguaggio-lavoro e le ricerche di Vygotskij su mente, segno e strumento
- La nascita o ridefinizione di affetti, passioni, rapporti di cura che possano esser descritti come tipici del mondo in cui domina il lavoro linguistico
- Infanzia, scuola e formazione nella realtà del «parlo, dunque lavoro»
- Istituzioni politiche legate ai più recenti processi produttivi di marca semiotico-linguistica
La rivista pubblica articoli in lingua italiana, inglese e francese.
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Data di pubblicazione del volume: dicembre 2023